I Dischi dell'Anno 2016 10/1 (Meglio tardi che mai)

Come avrete notato, soprattutto a causa degli impegni crescenti con le riviste per cui scrivo e per le esposizioni sempre più numerose, il blog è rimasto praticamente preda delle ragnatele. Ora, complice l'avvicinarsi delle ferie, spero di tornare a dedicarmi con più continuità alla mia amata creatura; ma non potrei senza aver prima concluso il lavoro lasciato a due terzi. Parlo proprio della classifica dei migliori dischi del 2016, che rischia ormai di andare a cumularsi con quella del 2017. Ma, visto che nessuno vuole che ciò accada, diamoci sotto, del resto, se è vero che sotto ogni frase fatta si cela una verità, meglio tardi che mai.

10. Cass McCombs - Mangy Love

Con l'ennesima prova sulla lunga distanza, il buon Cass McCombs raggiunge la quadratura del cerchio indie-folk-pop, con atmosfere depresse il giusto, ideali per sonnecchianti pomeriggi piovosi. Irresistibile.

9. Ray Lamontagne - Ouroboros

Da piacione folk, idolo barbuto e ombroso dalla sensibilità sfuggente, amato dalle ragazzine ammaliate da colonne sonore di serie tv, a rocker psichedelico bucolico, il percorso di Ray Lamontagne si compie con Ouroboros. Il suo ultimo lavoro, vicino ai Pink Floyd più gentili e agresti degli anni '70, ha fatto storcere il naso a più di un critico, ma da queste parti è molto piaciuto.

8. Heron Oblivion - S/T

Sorta di supergruppo psichedelico, con pezzi di formazioni poco conosciute ma importanti, i Comets On Fire su tutte, gli Heron Oblivion propongono un rock psichedelico dove troviamo traccia di tutti i classici del genere, ma anche di prodotti più recenti come Black Mountain e Tame Impala. A voler accontentare tutti, si sa, si rischia di non accontentare nessuno, come emerge da alcune spietate critiche che ho letto; che spesso, va detto, usano come arma le stesse motivazioni per cui a me questo disco è piaciuto moltissimo. E Oriar è un grandissimo pezzo.

7. Michael Kiwanuka - Love & Hate

Siete alla ricerca di un frullatone che misceli ingredienti classici come il soul rock di Van Morrison e Bill Withers con la chitarra di Jimi Hendrix e il miglior soul attuale, da Adele a Amy Winehouse? Allora lasciate perdere intrugli stregoneschi e ascoltate la voce carezzevole di Michael Kiwanuka, sostenuta da un notevole talento compositivo e un tocco alla chitarra per niente scontato. Un po' quel che vorrebbe fare Lenny Kravitz senza esserci mai riuscito. The Final Frame, provare per credere.

6. Angel Olsen - My Woman

Eroina del nuovo cantautorato femminile, Angel Olsen è la risposta meno vip e più ruvida a Lana Del Ray, capace di passare da numeri pop e power pop a tirate chitarristiche anni '90. Magari nulla di rivoluzionario, ma Shut Up, Kiss Me è forse il singolo più accattivante dell'anno.

5. Nothing - Tired Of Tomorrow

Accompagnare Nick Palermo, titolare del progetto shoegaze dei Nothing, nella sua discesa agli inferi, dal rock al carcere e ritorno, è uno dei viaggi più coinvolgenti dell'anno. Un disco da prendere molto sul serio, ma di cui è inevitabile cogliere la bellezza.

4. The Wave Pictures - Bamboo Diner In The Rain

Non c'è niente da fare, passano gli anni e David Tattersall rimane sempre più un'immutabile sicurezza. In un panorama rock classico sempre più desolante, fino a far sospettare che il rock classico non esista più, continua a sfornare un numero impressionante di dischi dove snocciola garage anni '60, blues e sparate chitarristiche tra Dick Dale e Mark Knopfler. Fuori dal tempo, prendere o lasciare.

3. Iggy Pop - Post Pop Depression

Suonare molto più attuale di tante band di brufolosi bimbiminkia a 70 anni praticamente suonati vi sembra impossibile? Date allora un ascolto alla collaborazione tra la storica iguana ex Stooges e il suo figlioccio Josh Homme; ovvero quanto di meglio il rock di oggi possa proporre. Paraguay è un instant classic.

2. Itasca - Open To Chance

La giovanissima Kayla Cohen è in realtà già una veterana dei circuiti folk, questo è il suo quinto lavoro. Tra una personalità ben definita e le influenze dei soliti nomi del caso, da Suzanne Vega a Joni Mitchell, passando per Vashti Bunyan, azzecca una delle ballate dell'anno, No Consequence.

1. Weyes Blood - Front Row Seat To Earth

Con gioia dei sostenitori e sostenitore, come direbbe Boldrini, delle quote rosa, vi si propone un podio per due terzi femminile. Il disco dell'anno per me è quello della stralunata Weyes Blood, moniker di Nathalie Mearing. Voce ultraterrena e continue invenzioni musicali, oltre ad atmosfere west coast anni '70, che da queste parti sono sempre ben accette. Do You Need My Love è un pezzo da antologia, ma tutto il lavoro è su livelli stratosferici.


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